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al testo di Ivan Pozzoni
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Dovevo una manciata di versi ad un valente ragazzo campano che, certamente, deluderò non usando la mia recente rima corrosiva vorrei cementarmi, in versi di cimento armato, sulla scottante tematica del «disoccu-nato».
Cos’è il «disoccu-nato»? Vorrei essere Jorge Francisco Isidore Luis Borges Acevedo, io che Acevedo e che Acesento, e redigere un magnifico elenco: i «disoccu-nati» sono: (a) appartenenti all’Imperatore (Equitalia), (b) imbalsamati, (c) introvabili oltre Cortina, d’Ampezzo, (d) tagliati al flessibile Bosh, (e) di una generazione che niente chiede e niente otterrà mai, (f) …, (g) cani randagi, (h) stagizzati o stragizzati, che è uguale, (i) della stessa diffusione degli autori slovacchi sponsorizzati in un famoso blog da [S], (f) scomparsi nel nulla come la IX Legio Hispana, (g) dove stanno bene i fiori: di fuori, (h) della stessa consistenza di una s.a.s., (j) senza la i (cioè Natural Animals Treatment), (k) in continua ricerca di uno stabile collocamento (ufficio), (l) nato è meglio di Pato, o Pato è meglio di nato (chiedere a B. Berluschina), (m) che hanno rotto il vaso, e, senza vaso, dove stanno bene i fiori?, (n) et cetera, (o) abitatori del tempo e non dell’ospizio.
Dovevo una manciata di versi a Mariano, Mariano non studiare: la laurea è un errore di gioventù, Mariano non strillare: «sazio e disperato con o senza TV», Mariano non svaccare: tutte le vacche non sono matte e tutte le matte non sono vacche, Mariano non mollare: non ti servirà a niente cambiare decine di casacche.
Odin: Non avere altri dèi di fronte a te. Non ti farai idolo né immagine: niente Amici o Uomini e Donne. Dva: Non pronunciare il nome del Signore tuo Dio Ivan(o). Tri: Santifica tutti i giorni di disoccupazione. Ĉetyre: Onora tuo padre e tua madre, e le loro pensioni. Pjať: Non ucciderti. Ŝesť: Non commettere adulterio, niente atti impuri, insomma, non commettere atti. Sem: Non diventare deputato o senatore del Regno. Vosem: Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo, menti in ogni altro caso. Devjať: Non desiderare il divorzio del tuo prossimo. Desjať: Non desiderare la casa del tuo prossimo, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo, insomma, rapina solamente - come la nostra amata nazione- chi non conosci.
Dovevo una manciata di versi a Mariano, che non mi accuserà di essere un epigono d’un epigono d’un epigono zanzottiano è che alle 03.31 di notte, dopo una bottiglia di Sangria sono ubriaco come l’ignoto poetastro lucano non degno di nota che alita aerofagia, e se mi si sfida sul ring dello sperimentalismo si rischia di trasformarmi in uno spietato fautore del super-capitalismo mi costringi a scrivere, Mariano, che cazzo studi a fare filosofie: diventa un esperto di bilancio creativo o uno spacciatore di tossicomanie.
[Qui gli austriaci sono più severi dei Borboni, 2015] |
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